CENTRO – Una tragedia. Quello che sta succedendo alla casa di riposo Trisoglio è una tragedia. 29 decessi all’interno della struttura per il Consorzio Obiettivo Sociale che gestisce i servizi di assistenza. 34 secondi i sindacati. Servizi giornalistici su la Stampa e videointerviste su RaiTre, La7 e la trasmissione Agorà. Cosimo Marasco è, probabilmente, la prima vittima di questa tragedia in cui tutti si sono preoccupati di rassicurare come tutto sarebbe andato bene. Oggi Rosella Marasco, figlia di Cosimo, 87 anni, ex operaio alla Fiat, passa da una trasmissione all’altra per raccontare la sua storia e dire che niente, proprio niente, è andato bene. L’ultima testimonianza ad Agorà. «Nessuno mi ha avvertito sul fatto che avesse le febbre. Mi hanno chiamato la sera di domenica 22 marzo. Mi hanno detto: “Ha 38 di febbre. È desaturato da 95 a 86. Lo portiamo all’ospedale di Moncalieri. Il medico del pronto soccorso mi ha subito detto al telefono che papà era arrivato in condizioni tragiche. Anche senza l’esito del tampone, posso dirle con certezza che si tratta di coronavirus”. Gli avevano fatto delle lastre ai polmoni. Mio padre poi è morto la mattina di martedì 24 marzo. Devo dire peraltro che prima di questo episodio la struttura ha sempre lavorato bene. Probabilmente la struttura non ha saputo gestire bene l’emergenza. Certo non avrebbero dovuto fare dei nuovi inserimenti mentre avevano chiuso ai parenti. Mi è stato detto che hanno accolto due persone oltre la chiusura. Devo dire che è stata gestita male l’emergenza».
Ora si attende l’ispezione dal ministero per verificare se siano state applicate le circolari emanate. «Occorreva una maggiore attenzione proprio per la vulnerabilità degli ospiti» spiega ad Agorà Sandra Zampa, sottosegretaria alla salute. Intanto su la Stampa il Consorzio Obiettivo Sociale, responsabile della gestione dei servizi nella RSA “Casa di Riposo Trisoglio” passa al contrattacco con una dichiarazione di Grande Stevens, Studio Legale Associato che «smentisce che i parenti di Marasco abbiano mai informato i responsabili della struttura di una positività del congiunto al Covid-19, dichiarando che la RSA ha attuato sin da subito tutte le misure di contrasto e contenimento previste dalla normativa emergenziale: misure che sono state costantemente adeguate ai provvedimenti emanati nel tempo dalle Autorità, ivi compreso il Protocollo tra Regione Piemonte, Unità di Crisi, Prefetture, Province e Città di Torino per la gestione della crisi nelle strutture socio assistenziali. Quanto alle condizioni di lavoro del personale, è stato tempestivamente recepito il Protocollo sottoscritto il 14 marzo dalle parti sociali per il contrasto e contenimento del Covid-19. E’ stato inoltre previsto l’utilizzo di DPI conformi alle linee guida emanate dall’Istituto Superiore di Sanità, superando le note e diffuse difficoltà di approvvigionamento. La RSA intrattiene poi contatti quotidiani con le Autorità amministrative e sanitarie, con un costante scambio di dati e informazioni utili al monitoraggio del fenomeno e all’assunzione delle necessarie iniziative da parte degli organi competenti per l’emergenza». Sembra siano passati anni luce da quel 18 marzo in cui la struttura si preoccupava di “Non creare allarmismi e non spaventare”. Un mese fa, il 18 marzo, questo giornale pubblicava una foto con alcuni ospiti che salutavano davanti ad un cartello, innegiante all’ottimismo per l’esito di questa brutta storia. Ad un mese dalla pubblicazione di quella foto Trofarello conta i morti che ancora non hanno un totale. Ora i parenti stanno valutando la possibilità di organizzarsi ed intraprendere una azione comune e verificare se tutto è stato fatto per evitare che tutto si trasformasse in una ecatombe generazionale, mentre si aspettano per oggi i tamponi e nei prossimi giorni una ispezione della commissione di vigilanza dell’Asl.