Il numero de la Città di oggi, mercoledì 25 marzo, non sarà in distribuzione nella sua edizione cartacea. Una scelta sofferta perché la diffusione per un giornale che vive di pubblicità è tutto. Ma volevamo dare un segnale forte. Un segnale inequivocabile sulla necessità e la volontà di fermare questa “merda” di virus che ci ha distrutto la vita. Io ho una carissima amica. Una amica con la A Maiuscola, una delle persone a cui ho più voluto bene nella vita, che si trova intubata al Santa Croce per questo maledetto Covar 19. Abbiamo quindi deciso di non uscire con l’edizione di carta. Non vogliamo fornire a nessuno un alibi per uscire di casa. Abbiamo deciso di spostare la distribuzione sul filone digitale.
I lettori, da oggi in poi, potranno inviarci il loro indirizzo email oppure il loro numero di telefono con un account whatsapp. Riceveranno il giornale in formato Pdf. Restate a casa che il giornale non lo trovate in distribuzione ma ve lo trovate direttamente sul telefono.
Questo non significa un minore impegno. Fra qualche ora pubblicheremo sulle pagine Facebook anche la Finestra di Città, una trasmissione con molti servizi video. Non dovete fare altro che stare a casa. Inviare la richiesta per l’inserimento in mailing list o nella lista broadcast al numero telefonico 333 669 46 37. Per ricevere il pdf sul telefono attraverso whatsapp occorre registrare in rubrica questo numero. Chi avesse degli anziani non tecnologici può sempre stampare una copia e sporgergliela o comunicarci il nominativo.
Vedremo come fare per non privarlo del diritto di informazione. Il diritto di informazione è un diritto inalienabile ed insopprimibile. Così come lo è quello di reperire la pubblicità per far fronte alle spese di gestione di una casa editrice. Chi ha le orecchie per intendere intenda. Ma se non fermiamo questa pandemia non avremo più alcun giornale da leggere e nessuna notizia da dare. In un circolo vizioso la diffusione del contagio porterebbe al collasso del sistema sanitario, economico, politico-amministrativo. Quindi cantiamo sul balcone, facciamo ginnastica in camera da letto, preghiamo il rosario sulla pagina Facebook con don Sergio e partecipiamo alla Messa col diacono Paolo ma stiamo rigorosamente a casa. Niente alibi… stiamo a casa. Roberto D’Uva