CENTRO – Una banca dati con tutti i DNA dei cani della città per inchiodare i padroni che non raccoglieranno le deiezioni dei propri amici a quattro zampe. L’idea viene proposta, con una mozione, dai consiglieri della Lega Valeria Cauda e Luigi Cagnin. «L’abbandono delle deiezioni fecali canine non è soltanto un problema di decoro urbano, ma rappresenta anche un rischio per la salute pubblica – spiegano i due consiglieri – Numerose patologie sono direttamente collegate o collegabili alle deiezioni canine quali, ad esempio, la Toxocariasi, l’Ancylostoma caninum e l’infezione da Giardia duodenalis che può determinare forme gastroenteriche soprattutto negli individui immunocompromessi. Anche sul nostro territorio purtroppo, come risulta evidente, si è diffuso il malcostume di abbandonare le deiezioni nelle aree pubbliche; ciò costituisce un rischio sanitario, in quanto le feci sono fonte di contaminazione per l’uomo e per altri cani sani, e permettono il perpetuarsi delle infestazioni, anche in forma ricorrente, nella popolazione canina del territorio.
Nonostante esista l’obbligo per chiunque conduca un cane in ambito urbano di raccoglierne le feci e avere con sé strumenti idonei alla raccolta delle stesse, tale prescrizione è rimasta disattesa: in alcuni casi basta l’incuria di pochi padroni a rendere impraticabili aree condivise. Le sole campagne di sensibilizzazione, così come la commissione di multe salate, adottate da molti Comuni, si sono rivelate purtroppo inefficaci. Una soluzione innovativa e duratura consiste nell‘identificazione genetica su base individuale dei cani di proprietà.
Dal 2004, ogni cane deve essere identificato tramite microchip, applicato dal veterinario libero professionista o dell’ASL, e iscritto all’anagrafe canina, con costi a carico del proprietario. A questo codice potrebbe essere affiancata “l’impronta digitale genetica” dell’animale, costituita dal profilo derivato dall’analisi di determinati marcatori molecolari, a partire dal DNA ottenuto da un campione di materiale organico dell’animale. Una volta depositata l’impronta per ogni cane residente in un Comune, il DNA estratto dalle feci abbandonate può essere confrontato con i dati presenti nella banca, permettendo l’identificazione e il rintraccio del cane, e soprattutto del padrone. Tale sistema è già stato adottato da alcuni Comuni, modificando il Regolamento di Igiene Urbana e rendendo obbligatorio il deposito del DNA canino. E’ importante evidenziare che l’identificazione e la registrazione dei cani tramite il DNA, con conseguente loro rintracciabilità, non ha valore solo per il miglioramento dell’igiene urbana, e della salute pubblica, ma svolge anche un altrettanto importante funzione per la protezione degli animali stessi: a differenza del microchip, infatti, il DNA è unico e inamovibile, garantendo una maggiore difesa degli animali dal rischio abbandono o furto. Considerato che il numero delle sanzioni per l’abbandono delle deiezioni canine su suolo pubblico, nella migliore delle ipotesi, ammontano a pochissime unità, quando non sono completamente assenti, l’applicazione della registrazione dei cani tramite il DNA, potrebbe essere una soluzione efficace – concludono Cagnin e Cauda – Al fine di sensibilizzare l’Amministrazione alla risoluzione di questo problema, abbiamo presentato una mozione volta ad impegnare il Sindaco e la Giunta Comunale ad adottare tutte le iniziative e tutti gli strumenti possibili, affinché anche sul nostro territorio possa essere avviata una mappatura del DNA dei cani».