Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. Domenica scorsa l’ho portata a fare una passeggiata in piazza I maggio. E proprio mentre gironzola nella parte della piazza pavimentata con i blocchetti di porfido la volpe mi fa notare come una signora stesse quasi per cadere a terra per l’irregolarità dei blocchetti sul pavimento e la presenza di vistose fessure tra un blocchetto e l’altro. «Lo vedi che è pericoloso. è facile cadere se i tacchi si infilano in queste fessure. Io sono volpe e so dove mettere le zampine ma voi umani, che spesso non guardate dove mettete i piedi e avete la testa fra le nuvole, rischiate di farvi male». «Oddio – penso io – di cadute rovinose proprio in quella zona ce ne sono già state e qualcuno, se non sbaglio, ha anche dato lavoro all’avvocato per ottenere rimborsi e risarcimenti. Oibò mi sa che la volpe ha di nuovo ragione, ma non glie ne do a vedere… e quella continua». «Ma possibile che non ci sia nessuno che controlla lo stato delle strade? Cosa costerebbe aggiungere un po’ di cemento o sabbia o qualche altra diavoleria per evitare che si creino queste fessure tra un blocchetto e l’altro?» «Basta – la interrompo – sicuramente il tuo messaggio arriverà a chi di dovere» e così facendo giro le spalle e me ne vado. Che impertinente questa volpe.