Centro – Con una lunga lettera Marco Cavaletto, del gruppo Progetto Paese, scende in campo con una serie di considerazioni sul nuovo ospedale in zona Cenasca. «Non vorrei mai passare per uno dei “soliti guastafeste” che cercano di sbarrare il passo alla costruzione dell’ospedale, ma spesso i sindaci come Montagna e Visca, presi dalla frenesia di raggiungere rapidamente i loro obiettivi, dimenticano passi burocratici importanti.
Mi riferisco all’articolo apparso sul giornale la scorsa settimana dal titolo “Ospedale più vicino”.
Premetto quindi che sono favorevole, anzi favorevolissimo alla realizzazione dell’ospedale, ma desidererei che l’ospedale sorgesse su un terreno che non corra il rischio di esondazioni (non solo il terreno su cui dovrà sorgere, ma l’intero reticolo stradale che porterebbe all’ospedale!), soprattutto che non sia vicino a stabilimenti industriali con lavorazioni giudicate “potenzialmente pericolose” perché classificate dalla cosiddetta “Direttiva Seveso”, e che vi si possa accedere anche con elicotteri per i casi più gravi, senza che questi siano costretti a fare lo slalom tra i tralicci dell’alta tensione – continua Cavaletto – Queste considerazioni, che erano le stesse che abbiamo espresso con dovizia di dati e particolari, cartografie dell’Arpa e molto altro ancora, in Regione Piemonte di fronte alla competente Commissione consiliare il compianto Mario Cassardo ed io nel marzo di due anni fa, possono essere smentite se le amministrazioni interessate (Regione Piemonte, Città Metropolitana e i Comuni) procedessero alla Valutazione Ambientale Strategica, come peraltro segnalato niente di meno che dal TAR (vedi fotografia allegata).
Se la V.A.S. darà esito positivo, allora si inizino subito i lavori per ubicare l’ospedale in zona Sanda Vadò, ma se la V.A.S. dirà che quelle considerazioni succintamente esposte qui sono incontrovertibili, allora i sindaci dovranno adeguarsi e insieme con tutte le amministrazioni coinvolte dovranno orientarsi a trovare un’altra localizzazione.
Come si può osservare qui non si tratta di fare “il guastafeste”, come Visca semplicemente individua chi ha opinioni contrarie, ma di lavorare “a ragion veduta”. Altrimenti si creerebbero anche qui le infinite pastoie che hanno prodotto oltre 18 anni di ritardi nella costruzione dell’ospedale di Alba-Bra, in territorio di Verduno, perché il terreno scelto presentava carenze di stabilità note sin dal tempo dei romani (in quel punto c’era una cava di gesso). In conclusione – chiude Cavaletto – auguriamoci tutti che l’ospedale si faccia in tempi brevi. Ma “Ospedale più vicino” non deve solo significare più vicino sul territorio, ma vicino nel tempo. Se poi si facesse a Santena, Cambiano o anche a Moncalieri ma in luoghi più sicuri, accessibili (anche quando piove) credo possa andare bene a tutti, anche ai guastafeste».