In pensione Oliviero: ha messo la testa a posto a mezza Trofarello

CENTRO – E adesso dove vado a tagliarmi i capelli? Questo è probabilmente il dubbio amletico che sta assalendo molti uomini e ragazzi della città. Il numero 23C di Via Torino non sarà più quel punto di riferimento che per quarant’anni ha permesso a tante persone di poter contare su un servizio di ottima qualità, fornito da quello che si potrebbe definire un vero e proprio “personaggio”. Oliviero Porcellato è ufficialmente in pensione. Il suo negozio è stato una vera e propria istituzione nel panorama trofarellese e la sua attività, più che un semplice lavoro, è sempre stata una vera e propria passione. «Sono quelle passioni che uno ha fin da piccolo. Ero molto giovane. Ho iniziato all’età di tredici anni. Sono quelle cose che senti dentro. C’è quello a cui piace giocare a basket, quello a cui piace correre e quello a cui piace fare il parrucchiere». Con queste parole Oliviero racconta l’inizio della sua esperienza. Il negozio di Trofarello lo ha aperto il 1° giugno del 1979 e da allora ha davvero “messo la testa a posto” a chissà quanti uomini, ragazzi e bambini.
Certamente, il bello del suo lavoro non lo ha trovato solo nel tagliare i capelli. “Il mio lavoro ha tantissimi aspetti belli. A partire dal fatto che sei a contatto con la gente. C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Non si smette mai di imparare nel fare il proprio lavoro. E poi il contatto con la gente diventa un’informazione giornaliera, ogni persona con il suo punto di vista e con la sua personalità”. E riassume così quello che reputa essere l’aspetto più significativo della sua attività:«è una vetrina di informazione e di relazioni con il pubblico. È stato un lavoro bello e positivo in tutto». Effettivamente, chiunque abbia passato del tempo nel suo negozio (mai breve, considerate le code da fare per tagliarsi i capelli da lui), ha sicuramente potuto notare il suo grande entusiasmo, la simpatia, la voglia di fare due chiacchiere (spesso anche più di due), la tranquillità, la pazienza , il buon umore, e si potrebbe andare avanti all’infinito. Un negozio – quello di Oliviero – paragonabile a un’oasi di pace, in vera antitesi alla frenesia del mondo moderno, dove la preoccupazione più grande era quella di dire “il solito” (tanto lui sapeva il taglio che desideravi) e dove qualche pettegolezzo, qualche barzelletta, quattro risate e una rivista di motori la facevano da padroni.
Ovviamente non si può negare il fatto che il lavoro del parrucchiere sia enormemente cambiato negli anni. Ci si potrebbe chiedere se un’attività come quella di Oliviero aperta oggi vanterebbe lo stesso successo. Lui risponde così: «rifarei questa scelta assolutamente e, se dovessi iniziare adesso lo stesso lavoro, inizierei nuovamente». Insomma, un esempio non solo di grande umanità e simpatia, ma anche di serietà lavorativa, tenacia, coraggio e sicurezza di sé. Un monito per tanti giovani che vogliono aprire una loro attività e pensano che ormai per essere competitivi bastino i social, la pubblicità, la visibilità e chissà quali espedienti tecnologici. Oliviero ci dice che lui non ha neanche una mail, perché la tecnologia non gli piace e non se ne vuole interessare. Eppure ha realizzato e mantenuto in vita un’attività per quarant’anni, grazie alla qualità del suo lavoro e soprattutto della sua persona.
Alla grande professionalità si aggiunge una forte passione per lo sport, in particolare per la corsa, anch’essa coltivata fin da ragazzo, dall’età di quindici anni. «E meno male! – afferma – perché quando fai un’attività di dieci ore al giorno dentro un negozio dove fai quattro passi per volta, girando attorno a una poltrona, se non ti muovi diventa un po’ deleterio per il fisico».
Poi si sofferma sulla questione del vicinato. «Nella mia permanenza per tutti questi anni al negozio ho visto il cambiamento di Trofarello in quella zona e anche l’avvicendarsi degli altri esercenti: la tabaccheria, il negozio di elettrodomestici, il bar di fronte, la panetteria, il benzinaio ecc. Quando sono arrivato lì, ho avuto la fortuna di avere un vicinato eccezionale, soprattutto il proprietario della tabaccheria che per me è come se fosse stato un secondo padre». Parla dei proprietari di allora, e definisce il gruppo che si era creato come un “Drive-in anni Cinquanta”, da cui “sono nate delle massime mostruose, delle cose eccezionali”. E conclude: «Quando hai un buon vicinato è tutto più semplice e più piacevole».
E adesso c’è la pensione. Lui la vede così: «Farò tutto quello che non sono riuscito a fare in questi quarantatré anni di lavoro. Tante cose che quando hai un’attività che ti impegna da mattino alla sera non riesci a fare. La salute per adesso regge e quindi non resta che pensare a tutt’altro». E a noi non resta che augurargli ogni bene e ringraziarlo per la grande testimonianza che ci ha lasciato, sia a livello lavorativo sia dal punto di vista umano e relazionale.
Davide Lucchetta

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