Da qualche tempo sulla mia scrivania staziona una volpe. Un’amica furba che mi aiuta a superare le mie risapute ingenuità. L’altra sera l’ho portata a fare una passeggiata. Ad un certo punto la mia volpe mi ha chiesto cosa fossero quegli striscioni in cellophane srotolati lungo le strade tra un palo e l’altro. «è un modo per augurare agli sposi un buon esito per il loro matrimonio. Un modo per scherzare con loro. Un modo umoristico per dire “Vi siamo vicini”». «Mi pare veramente un modo stupido di comunicare – mi redarguisce la volpe – Noi volpi non facciamo mica tutte queste sciocchezze. Siete strani animali voi uomini. Già mettette tutti i cibi nella plastica, adesso ci avvolgete anche gli sposi? Ma poi perché? Che senso ha questa messa in scena? Perché poi dopo il matrimonio mica li levano questi stupidi striscioni. Restano lì, alle intemperie e poi quacuno di buona volontà li deve togliere. Non potreste mandargli solo un bigliettino? Perché per fare qualsiasi cosa bisogna che ci sia un motivo». Ha ragione la mia volpe. Ma d’altronde lei è una volpe e noi siamo solo esseri umani.