CENTRO – «La vita ti cambia, le avversità ti trasformano ma la fede ti aiuta ad andare avanti, la fede e la resilienza». Ha un sorriso di mamma ed un coraggio da leonessa Barbara Germano, insegnante dell’unica autoscuola della città. Trofarellese da sempre, 48 anni, da qualche tempo trasferitasi a Pavarolo, da gennaio lotta contro il male del secolo, in nome e per conto di sua figlia Vittoria. Eppure Barbara non è disperata, tutt’altro. Affaticata sì ma mai rassegnata e racconta, in una lunga intervista, le sensazioni, le impressioni, le avversità che le hanno cambiato la vita in questi ultimi sei mesi. A gennaio, dopo le prime avvisaglie scoprono che la figlia Vittoria ha un linfoma, un tumore del sangue. Iniziano i primi esami, le visite da un medico all’altro per approdare ad un ecografista che gela tutti. «Mettetevi nelle mani di un bravo medico». Ma loro non si abbattono e finiscono quasi subito al reparto di oncoematologia del Regina Margherita. «Il meglio che possa esistere per affrontare questa malattia. Ci siamo sentiti subito in famiglia. Medici, infermieri, volontari, sono tutti a disposizione per aiutarti, sorreggerti, consolarti e farti apparire più lieve il peso della malattia che devi portare sulle spalle. Tu come genitore e tua figlia come paziente – commenta la Germano con il sorriso stampato sul viso e gli occhi pieni di speranza – Un peso ancora più grave quando intervengono le complicazioni della malattia come una infezione ospedaliere o una maledetta polmonite che ti costringono al totale isolamento per preservare gli altri immunodepressi del reparto, perché le difese immunitarie sono bassissime a causa del secondo, terzo ciclo di chemioterapia. Soffri quando vedi soffrire tua figlia è gioisci quando un valore si alza di mezzo punto, perché vuol dire che le cose stanno migliorando e che c’è luce in fondo al tunnel. È la speranza, la speranza di farcela. Quando ti trovi in queste condizioni tutto si manifesta con maggiore intensità: le belle notizie così come le notizie meno buone. Devo dire comunque che noi abbiamo preso la malattia e tutto il cammino intrapreso con molta calma e resilienza. Parola d’ordine è stata sempre resistere e sperare. Una esperienza così ti cambia la vita nel bene e nel male. Senti maggiormente vicine le persone.
Resistere allo sconforto, resistere alle delusioni. È stato anche facile perché siamo stati sempre circondati da persone meravigliose, a partire dai medici ai volontari, dagli infermieri ai clown e supereroi che riescono a tirare fuori una risata a bambini pieni di canule. E poi in corsia scoccano delle amicizie incredibili, come se fossero degli amori. Noi per esempio abbiamo stretto amicizia con i genitori di Martina, una ragazzina di 14 anni malata di leucemia, che oggi è in attesa d trapianto mentre attende di sostenere gli esami di terza media. Già, perché la malattia non ti deve rubare il futuro, ed i bimbi continuano a studiare, leggere, far di conto. La speranza non muore mai… fammi la cortesia scrivilo sul giornale – insiste Barbara con il consueto piglio di mamma decisa a portare a casa il risultato della guarigione – La speranza non muore perché è ciò che ti fa andare avanti. Ed un aspetto importante è proprio il lavoro che fanno gli insegnanti che prestano il loro servizio all’ospedale, in piena collaborazione con i professori delle scuole di provenienza. Una enorme collaborazione che nel nostro caso si è vista tantissimo. La malattia di Vittoria ha unito incredibilmente la classe. I ragazzi si sono identificati tutti in lei ed hanno anche organizzato un bel momento durante l’isolamento per l’infezione in occasione del suo compleanno. È stato un momento molto toccante. Insieme è più facile combattere. È stato bellissimo sapere che alcune famiglie si sono trovate e si trovano tuttora una volta alla settimana per pregare per la guarigione di Vittoria. Così come hanno pregato a Trofarello i parrocchiani guidati dal parroco don Sergio e le suore della Trisoglio in casa di riposo. Ora noi siamo al sesto mese di malattia e dopo, tutto questo tempo, possiamo dire di essere quasi fuori dal tunnel o comunque di vedere la luce dopo cinque cicli di chemioterapia. Il messaggio che vorrei dare è un messaggio di speranza, di esortazione alla donazione del midollo osseo. La nostra amica Martina di Trapani ha bisogno di un trapianto e l’appello che voglio fare riguarda proprio lei e quelle persone che hanno bisogno di un trapianto di midollo. Iscrivetevi all’Admo in modo che tutti i malati possano essere curati». Buon cammino mamma coraggio.