CENTRO – Trofarello rispolvera una antica tradizione e lo fa in un palcoscenico d’eccezione: la baraca degli Alpini. La Tradizione è la Vijà, la veglia che i contadini facevano quando la sera si riunivano nelle loro stalle per raccontare storie, fatti e tradizioni popolari. Il Gruppo Storico Vagnone, in collaborazione con il Circolo degli Alpini, del circolo 4 Mori e con il patrocinio del Comune di Trofarello, vuole riproporre, per una sera, quel momento di condivisione. Un tuffo nel passato per rivivere il mondo dei nonni e delle nonne d’un tempo. Appuntamento venerdì 16 novembre, nei locali del Circolo degli Alpini, dalle ore 21, dove verranno ricreate le atmosfere dei tempi delle “conte” con l’aiuto di tanti amici venuti da Castelnuovo, Saluzzo, Torino, Chieri, a cui i trofarellesi potranno unirsi per cantare, danzare o portare una testimonianza con una poesia in tema. «Se esiste una parola piemontese che racchiuda in sé un’epoca, un modo di vivere, ecco che è proprio la parola “vijà”. Di quasi facile intuizione, significa veglia e arriva chiaramente dal verbo “vijé” – “vegliare”, ovvero stare desti in compagnia di altre persone per proteggere o assistere una persona ammalata, un animale che dovrà partorire durante la notte; attendere l’acqua dall’acquedotto per irrigare i campi, assistere un defunto con alcune preghiere, anche soltanto andare a trovare una persona cara e trascorrere il tempo con essa; insomma, “vijè” è ciò che si fa durante l’attesa per cui si deve restare svegli» spiega Bruno Giovetti, poeta e cultore delle tradizioni popolari. E che cosa si fa in quest’attesa? «Si recitano poesie, narrano racconti, si canta, si fanno corteggiamenti, preghiere, giochi, lavoretti… Dopo aver usato tutte le braci per mettere il “frà” nei letti e dopo che la stufa si era spenta, alcuni giocavano a carte, le donne ricamavano o sferruzzavano, qualcuno costruiva ceste, scope o riparava attrezzi; altri, magari, si dilettavano suonando strumenti dando modo di cantare a chi aveva piacere di sfogarsi così; la veglia pareva avere un canovaccio tacito che culminava, per dare una nota sensazionale, con suggestivi racconti di masche che destavano tanto interesse quanto spavento.
Vijé era l’unico atteso diversivo, quando ancora non c’era la televisione, che univa le persone al di fuori delle interminabili giornate lavorative». Un ultimo appello? «Venerdì 16 Novembre, spegnete la televisione, toglietevi le pantofole e venite “A VIJE’”, al Circolo degli Alpini, in Viale della Resistenza o, meglio, Su dla Leja. Vi aspettiamo».