CENTRO – L’integrazione è servita a tavola. Un tripudio di Jasmine, Juliette, Fayola, Chinara, Anyango. Nomi inconsueti che nascondono culture e piatti diversi. L’integrazione culturale parte dalla tavola e dalla condivisione. Si è consumato domenica il pranzo multietnico organizzato dall’associazione 10 marzo. «Un primo esempio di integrazione che speriamo sarà seguito da molti altri. Il gruppo 10 marzo, nato a Trofarello come risposta ai fatti di Macerata, si è posto come obiettivo l’inclusione delle persone immigrate nel nostro territorio.
Domenica 28 ottobre la prima realizzazione concreta del nostro ideale: un pranzo all’oratorio San Giuseppe che ha coinvolto persone di differenti nazionalità e di differenti regioni d’Italia in un’atmosfera di calda e vera amicizia.
La giornata è iniziata come un laboratorio che ha visto protagonisti adulti e bambini nell’organizzare piatti tipici, ornati della bandierina del paese di provenienza, allegata ai relativi ingredienti – spiega Adriana Cortassa per il gruppo 10 marzo – Il risultato è stato un trionfo di piatti: dalle orecchiette pugliesi al cous cous senegalese, dal riso el moro della Repubblica di Santo Domingo al chico balançado brasiliano.
Sì, perché il nostro territorio dispone di risorse veramente eccezionali ed a noi sconosciute, ma se solo uniamo le nostre energie e le nostre competenze otteniamo un caleidoscopio di ricchezze, bellezze e di culture che si incrociano e si completano.
Così non abbiamo bevuto solo acqua e vino, ma anche thé alla menta marocchino e KarKadé congolese, abbiamo assaggiato cibi piemontesi, come il classico antipasto ed i peperoni con la bagna caoda e polpette calabresi di Riace, acciughe al verde e melanzane alla parmigiana calabresi.
I dolci sono poi stati la cornice di un puzzle variegato e profumato: il dulce de leche cubano accanto a tiramisu succulenti e torte farcite con panna o farina di nocciole.
La macedonia poi aveva la pretesa di essere internazionale e le caldarroste di scaldare il cuore in una giornata di pioggia.
Si sono festeggiati anche due compleanni ed un po’ di musica ha concluso un pranzo unico nella sua diversità – continua la Cortassa – Un grazie particolare lo dobbiamo a Don Sergio che ci ha ospitato con grande disponibilità e a tutti coloro che si sono prestati con la loro partecipazione per rendere questa giornata unica. Ci siamo lasciati con il desiderio comune di ripetere questa esperienza così significativa, coinvolgendo più persone, così che il messaggio di unione, solidarietà e pace si possa diffondere il più possibile in un periodo storico in cui sembrano dettar legge l’odio e la discriminazione – conclude la portavoce del gruppo 10 marzo Adriana Cortassa – Noi ci impegneremo sempre perché possa prevalere l’unione sulla disgregazione, la pace sulla guerra, l’amore sull’odio, perché crediamo con tutta la nostra forza, con tutti noi stessi, che gli uomini devono avere tutti gli stessi diritti, che è un caso se qualcuno di noi è nato nella parte più fortunata del mondo e che è nostro dovere restituire ciò che per secoli è stato tolto alle popolazioni del sud del mondo».