CENTRO – Da trent’anni a Valle Sauglio, Vittorio De Grazia, pensionato valsaugliese che ha vissuto nella frazione dal 1987 al 2017, si trasferisce a Torino. Insieme alla moglie Maria De Santis ed ai figli Antonella e Fabio hanno trascorso una vita in quel di Valle Sauglio.
De Grazia ci racconti la sua storia. «Da Taranto, mi sono trasferito a Torino nel 1958. Avevo 18 anni e mi ero trasferito perché avevo vinto un concorso alle poste e la destinazione a Torino. Durante i primi anni di permanenza a Torino mi sono sposato ed ho abitato sempre nel centro storico: tra via Cernaia, via Cavour e piazza Savoia. Poi quando mi sono sposato nel 1970 siamo andati ad abitare prima in corso Vinzaglio e poi in piazza Pitagora. Quell’alloggio c’era stato dato dai miei suoceri – commenta con le lacrime agli occhi il signor Vittorio – Io devo tutto ai miei suoceri. Sono stati tutto per me. Ci siamo poi trasferiti a Valle Sauglio proprio perché volevamo che i miei suoceri venissero a vivere con noi. Nell’arco di poco tempo sono mancati e siamo rimasti soli. Nel 1987 ci siamo trasferiti. Un mio amico mi aveva detto che trasferendomi a Valle Sauglio avrei vissuto dieci anni in più. Ed infatti penso che questa sua previsione del futuro si sia realizzata. Sono stato operato al cuore con la sostituzione di due valvole ed ho avuto un intervento al seno per un sospetto tumore. Sono stati 30 anni meravigliosi, molto tranquilli. In questi anni ho conosciuto persone squisite». Cosa le piace di più di Valle Sauglio? «La tranquillità. Anche il contatto con le persone. Si fa facilmente amicizia con le persone perché si frequenta il bar. Io amo molto il verde e poi mi piace molto il dialetto piemontese e qui a Valle Sauglio ho trovato le persone anziane che parlano quasi tutte piemontese. Io lo capisco bene, trovo sia un dialetto abbastanza colto. Così grazie a questa mia passione per il dialetto ho trovato anche degli amici che mi hanno accettato e aiutato. Anche durante i saluti dell’altro giorno ci siamo emozionati a vicenda». Un aneddoto che ci potrebbe raccontare? «Quando sono venuto ad abitare qui a Valle Sauglio ho avuto un piccolo screzio con un vicino di casa, Nico Bosa, dovuto al fatto che la strada non era ancora asfaltata e quando passavano le auto si sollevava un gran polverone. Poi siamo diventati grandi amici». Ha altri amici che vuole salutare? «Rischierei di dimenticare qualcuno. Mi vengono in mente gli amici del bar Carla, Francesca, Nati, Franca, Grazia. Ma rischio di dimenticare qualcuno per l’emozione». Qual è il più grosso rimpianto che ha? «Il fatto che Valle Sauglio è stata come la prima casa. Dove ho trovato un equilibrio interiore specialmente dopo che ho subito gli interventi, dopo la pensione. Lascio un posto tranquillo e beato… è questo il mio più grande rimpianto. Spero di terminare in buona salute. Ma non lascerò definitivamente la mia Valle. Verrò spesso in occasione dei controlli sanitari».