Lancio con il paracadute come promessa al papà scomparso

CENTRO - Si è lanciata col paracadute da 5mila metri di altezza per una promessa fatta al papà. Monica Calissano, 51 anni,  è infermiera professionale al reparto cardiologia del S. Croce di Moncalieri.  Marta, Matteo, Michele e Massimo sono i 4 figli che insieme al marito Marco, durante l’estate scorsa, l’hanno salutata mentre saliva su un aereo diretto sui cieli del pinerolese alla volta dei 5 mila metri per poi precipitare nel vuoto con il proprio paracadute. «Il frutto di una promessa che feci a mio padre Delio, mancato tre anni, nel luglio del 2014. Aveva fatto il pracadutista negli anni ’50 ed era rimasto appassionato di paracadutismo. Durante una conversazione gli promisi, tra il serio e lo scherzo, che se avessi raggiunto un determinato obbiettivo nella mia vita avrei fatto una cosa molto particolare. Lui mi propose di gettarmi col paracadute come avrebbe fatto lui ed io accettai – racconta la Calissano con l’emozione di chi pensa ad un padre scomparso – Con l’orgoglio di padre mi disse che era sicuro che ce l’avrei fatta, essendo simile a lui di carattere. Mio padre è stato un grande esempio per me ed un punto fermo fondamentale per la mia crescita e formazione. Compiuti i 50 anni le mie amiche mi hanno fatto questo regalo.  Sapevano che avevo questa cosa in sospeso e mi hanno regalato il lancio. Ho rimandato un paio di volte per motivi di meteo e di lavoro e poi, durante l’estate scorsa, ho fatto il salto. Il 22 luglio siamo andati nel campo di decollo di Garzigliana, dalle parti di Pinerolo, con mio marito e due dei quattro figli. Naturalmente è stato un lancio in tandem, con un istruttore che mi ha dato una infarinatura su quello che mi sarei dovuta aspettare dal lancio e quello che avrei dovuto fare in volo. Una infarinatura sui comandi e le operazioni da fare quando, a 5 mila metri d’altezza, non puoi parlare con il tuo tutor e poi ci siamo lanciati. Eravamo quattro coppie formate da lanciatori ed istruttori. Io con il mio istruttore ci siamo lanciati per primi ed arrivati per ultimi. Abbiamo fatto un bel giro e quindi ci abbiamo messo un po’ di tempo in più». Che sensazioni ha provato a fare una cosa così inconsueta? «La sensazione è difficilmente descrivibile. I sensi sono azzerati. Salivazione azzerata ed adrenalina a palla. Ho provato una sensazione di pace assoluta che peraltro mi è durata per qualche giorno. Eravamo ad una altezza dove la temperatura stimata era intorno ai 5, 6 gradi ed io non ho assolutamente avvertito freddo. Così come non ho avvertito fastidio con l’aria. è la sensazione che si prova volando.

Prima del lancio c’era quel giusto timore che è giusto che ci sia. Chiaramente mi sono affidata a persone che fanno questo lavoro e che hanno a cuore la loro sicurezza prima di tutto. è comunque stata una splendida esperienza. Il panorama mozzafiato circostante, la montagna, i campi, ti rendi conto che questo mondo, visto dall’alto è meraviglioso». I suoi figli e suo marito cosa hanno detto? «Mio marito mi ha sempre appoggiato nelle scelte di varia natura che ho fatto nel corso della nostra vita insieme. Anche se magari lui non farebbe mai una cosa del genere perché non è nel suo carattere. Ma in  questo ci compensiamo l’uno con l’altro. I ragazzi avevano un minimo di timore ma comunque sono stati contenti che abbia fatto questa impresa». Ripeterebbe questa esperienza? «C’è stato un momento, subito dopo, in cui ho pensato di fare il corso di paracadutismo. Poi ho pensato che potevo anche evitare. Certo può essere terapeutico per scaricare le tensioni. Magari un giorno potrei fare un salto in mare, dicono sia ancora meglio».

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