CENTRO – Ha lavorato fianco a fianco con gli chef stellati della tradizione culinaria nazionale ed internazionale nel Bocuse d’Or di Alba, svoltosi domenica 1 ottobre nella capitale delle Langhe. Il giovane trofarellese Fabio Panniello, 20 anni, ha partecipato come allievo di scuola di assistente di sala e cucina al prestigioso premio dedicato al famoso cuoco francese al fianco di Antonino Cannavacciuolo, Carlo Cracco, Gennaro Esposito, Gino Fabbri e tanti altri cuochi.
«Ho avuto la fortuna di partecipare a questo appuntamento di Alba per il concorso dedicato ai grandi chef grazie all’alternanza scuola lavoro. è molto bello parlare di alternanza scuola lavoro e di questa esperienza perché, dalle piccole cose, sempre di più sono arrivato a lavorare con persone che sono sotto i riflettori tutti i giorni e riescono a parlare di cucina nel migliore dei modi. Il messaggio più bello che è passato da questi mostri sacri della cucina è l’idea che prima di tutto occorre avere una grande forza di volontà. Un esempio di forza di volontà dei giovani studenti dell’alberghiero è stata la Fiera dell’Amarena. Una decina di giovani che tutte le sere hanno dedicato il loro tempo a cucinare e servire ai tavoli. Esempio tutto locale. Scopo era duplice: fare passare una bella serata ad altri trofarellesi e portare se stessi all’interno di un piatto: avere quindi anche delle soddisfazioni. Ecco… per me il Bocuse d’Or è un grande traguardo.
Sono arrivato da un mese e mezzo da Montecarlo dove ho lavorato. Grazie a questo stage sono riuscito ad entrare a lavorare in un ambito (alternanza scuola-lavoro) molto più prestigioso – spiega Panniello – L’alternanza scuola lavoro è molto importante. è un mondo che si apre davanti a noi. Partendo dal ragazzino che inizia lavando piatti si può arrivare a partecipare al salone del libro o all’inaugurazione di una banca, lavorando con grandi chef. Importante avere sempre la voglia di andare avanti. è stata una esperienza bella per le mille emozioni vissute. Lavorare accanto ad un Carlo Cracco che ti urla “Fabio dammi una forchetta” è una cosa che ti arricchisce tantissimo». Raccontaci un po’ come sono questi mostri sacri della cucina… «Parlando sinceramente sono differenti da come li vediamo alla televisione. In tv sembrano molto più rigidi e severi. Dal vivo sono persone squisite che ti seguono in tutta la lavorazione. Uno dei ricordi che porterò per sempre dietro è il pensiero che mi ha rivolto Carlo Cracco quando mi ha detto: «Fabio… pensa tanto non al singolo piatto o a come presentare il piatto ma alla successione degli eventi. è stata una esperienza molto bella e molto gratificante. Avventura resa possibile grazie all’impegno del mio professore Vito Laritonda dell’istituto per i servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera “Giovanni Giolitti”. Professore che mi ha sempre sopportato e supportato in questi anni. Pronto a dirci come fare e a suggerirci come fare meglio le cose. Esperienza molto bella con questi giudici che andavano a valutare i lavori dei quattro chef in concorso. A giugno ci sarà un altro incontro perché si svolgeranno le semifinali europee, un evento con 24 chef internazionali». Ma cosa vuole fare da grande Fabio Panniello? «Mi chiedo spesso cosa su cosa possa dare io alla gente e su cosa la gente si aspetta da me. Spesso riesco a fare grandi corse con questi due quesiti. Vedo un ragazzo che risce sempre di più a vivere il volontariato e supportare il paese. Dal punto di vista lavorativo sono un sognatore. Sogno un futuro pieno di risorse, di persone che mi supportano e sopportano in modo tale da fare ciò che mi piace che è lavorare bene con le persone.