CENTRO – Si autodefinisce un poeta per caso. Ma il caso con Ettore Zanchi centra poco. Perché la sua vena poetica Zanchi l’ha sempre coltivata: con gli studi, con la musica, con la composizione di canzoni. Tanto da finire nella settima edizione dell’Enciclopedia della poesia. 38 anni, impiegato della TNT di Piacenza, musicista, insegnante di chitarra e passione per la poesia, Ettore Zanchi ha appena vinto l’ennesimo concorso in versi. «Da Trofarello nel 2007 mi sono trasferito a Piacenza per lavoro perché ho iniziato la professione di musicista. La mia passione per frasi e pensieri, non amo definirle poesie, è nata già quando ero ancora qui a Trofarello. Ho iniziato a leggere e mi sono appassionato alla poesia e alla scrittura. Ho avuto molte occasioni per produrre. Mi piace ogni tanto mettermi a riflettere, anche semplicemente guardando un oggetto, scatta quella molla che ti prende dalle viscere e ti fa comporre. Quache volta riesco ad esprimerla con qualche verso. Ho coltivato questa passione e l’incontro con l’amico poeta Silvano Montanari mi ha suggerito di partecipare ad un concorso. Ho iniziato a condividere questi pensieri. La poesia personalmente penso sia una espressione molto profonda dell’anima ma da sola non basta. La Poesia ha bisogmo di essere vissuta e letta. A volte può anche aiutare qualcuno. Aiuta principalmente chi la scrive ed in secondo luogo chi la legge». Da cosa è ispirato? «Non c’è nulla in particolare che mi ispiri. A volte mi ispira il movimento delle foglie di un albero. O solo un pensiero verso qualche cossa di accaduto o un affetto. Verso un oggetto. Una delle mie chitarre mi ha dato qualche ispirazione». Zanchi suona in alcune formazioni di Piacenza. Fa parte di un trio acustico con una cantante ed un bassista con cui suona musica leggera moderna, rivisitata. «Ho anche una formazione funky jazz che si chiama SuonIllusi e poi suono con una Cover ufficiale dei Nomadi che si chiama Vagabondi 2.0».
C’è una poesia che le sta particolarmente a cuore? «Ce ne sono parecchie che mi hanno ispirato particolarmente. Si tratta di una poesia che mi ha permesso di partecipare ad un concorso e di arrivare al terzo posto: Viaggio infinito. Ma non è questo l’importante: l’espressione dell’anima non deve avere alcun fine materiale. Il fine della poesia è molto personale. Va a far scaturire le viscere dell’io che difficilmente possono trovare una identificazione verso qualcosa di materiale».
Ed esiste un premio che ha gradito particolarmente? «Quest’anno, a seguito della partecipazione al Premio Mario Luzi, sono stato inserito nell’enciclopedia della poesia contemporanea con un paio di poesie. Questa è una cosa che mi ha fatto molto piacere. Si tratta effettivamente della prima pubblicazione in cui vengono inserite un paio di mie composizioni in versi».