Dall’aula di psicologia alle condivisioni Facebook per promuovere il benessere interiore

CENTRO – La psicologia sbarca su Facebook. Noemi Taddio, 28 anni, trofarellese, si è laureata l’anno scorso. è già iscritta all’albo degli psicologi per l’esercizio della professione. «Ho fatto un master sui disturbi specifici dell’apprendimento e, a gennaio, inizierò il corso di specializzazione sulla terapia cognitiva. Ho sempre voluto fare la psicologa. Io penso che per fare questo tipo di lavoro occorra avere anche una certa predisposizione personale, visto che si va ad intervenire sulla sofferenza della gente. Oggi si inizia a capire che la psicologia può permettere alle persone di migliorare il proprio benessere». Parliamo del suo approccio con i pazienti mediante lo strumento dei social. Lei lancia i suoi messaggi attraverso Facebook, che a volte e proprio la causa dell’insorgere di disagi e di problematiche familiari. Ci spiega qualcosa di questa strategia? «Io mi occupo sia di minori con disturbi dislessici e disgrafici che di supporto genitoriale. Si tende solitamente a visualizzare il problema “Bambino”, che ha questo tipo di disturbo. Una volta molto spesso le famiglie si trovavano in difficoltà. I bambini venivano etichettati come svogliati o altro. Oggi ci sono strumenti appositi che ci permettono di fare una diagnosi a bambini che hanno difficoltà di apprendimento. Il mio lavoro sta nello spiegare anche ai genitori che cosa sta succedendo ai bambini. Altro aiuto può esserci quando i genitori si separano, altro evento che può provocare traumi o disagi notevoli, affrontata nel modo giusto la separazione può, al contrario, sollevare i bambini da un peso. A facebook sono arrivata perché penso che la psicologia si debba liberare da alcuni stereotipi che ancora esistono nell’immaginario collettivo: il fatto che il supporto psicologico sia una cosa chiusa ed innarrivabile o vi aleggi una certa paura. In realtà usare uno strumento che è nella quotidianità di  chiunque come può essere Facebook è un modo per avvicinarsi anche a quelle persone che sono intimorite. Capire che in realtà è una cosa affrontabile ed utilizzabile per il proprio benessere. Usare i social mi permette anche di far arrivare la psicologia anche ai giovani perché ormai la comunicazione ai giovani passa da questo tipo di canali. Far sì che un ragazzo o una ragazza incontri una pagina sui social come la mia o di altri professionisti può far generare interesse e curiosità. Certo su Facebook possono insorgere alcune patologie legate alla sfera relazionale. Facebook pare avvicinare le persone ma di fatto le allonta dalla realtà e dalle relazioni. Poi Facebook può anche veicolare dei messaggi sbagliati. Il fatto di vedere profili dove tutto è perfetto può portare, le persone più sensibili, a sentirsi inferiore. è uno strumento che va usato con cautela». Perché un trofarellese dovrebbe rivolgersi a lei? «Uno psicologo secondo me è veramente utile per il proprio benessere e la propria serenità. Penso che tutti dovrebbero affrontare un percorso personale. Io posso offrire questo tipo di percorso, credo che nella comunità trofarellese sia importante offrire un servizio di questo tipo».

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