CENTRO – Nel 1954 gli è mancato un pelo per essere scelto come protagonista di Marcellino Pane e vino al posto di Pablito Calvo. Gavino Sassu vive a Valle Sauglio da una quarantina d’anni. 69 anni, oggi pensionato, ha lavorato come ambulante con la passione per il cinema. Tanto da fare la comparsa in moltissimi film. Classe 1948, di origini sarde, Sassu era soprannominato Sandokan per la somiglianza con l’attore Kabir Bedi. «Mamma in quel periodo, era arrivata da Sassari a Torino. Poi per motivi di mare mosso i miei non riuscirono a rientrare ed io nacqui a Torino. Ci sistemammo a Torino, dietro la Gran Madre. Io sono cresciuto sempre in mezzo alla strada, ero uno scugnizzo, salivo sempre sugli alberi ed ero sempre pieno di graffi. Dove c’era una volta lo zoo c’era anche una piccola spiaggia. Facevamo sempre il bagno. Proprio in quel periodo venni adocchiato dalla produzione che stava cercando un bimbo per girare Marcellino pane e vino. Chiesero a mio padre il permesso di farmi girare le scene nel film ma io non ci volli andare. Ero piccolo e ribelle. Così l’occasione sfumò. Da allora mi è rimasto un po’ questo desiderio. Così per tutta la vita ho fatto la comparsa per cercare di entrare in quel mondo di celluloide che avevo rifiutato da bambino. Mio padre è morto che avevo 13 anni. Ci siamo trasferiti prima in Borgo S. Pietro, dal 1961 al 1969. Poi ci siamo trasferiti in piazza Statuto. Ho anche partecipato ad un concorso di canto. Mi sono preparato e spesso partecipavo a gare canore. Mi è sempre piaciuto cantare. Andavo spesso a fare delle serate di canto. Dopo il matrimonio mi sono trasferito a Moncalieri e poi, nel 1973, a Valle Sauglio, prima per il solo periodo estivo e poi definitivamente. Io ero uno spirito libero e mi piaceva l’idea di vivere in una casa di campagna insieme alla mia famiglia. Poi mi sono messo a fare l’ambulante ed ho lavorato fino al 1991. Ho iniziato nel 2002 con la fiction “Cuori rubati” su indicazione di una mia amica: in quel periodo assomigliavo molto a Sandokan, tanto che sui set mi era stato dato questo nomignolo. Poi ho girato altri film come il lungometraggio “Se devo essere sincera» con la Litizzetto. Terminato di girare con la Litizzetto sono andato a fare la comparsa nel film “L’uomo sbagliato” con Beppe Fiorello, girato nelle carceri “Le Nuove” di Torino. Ho girato anche “Torino Sansalvario”. Al castello di Stupinigi ho partecipato anche alla produzione di Elisa di Rivombrosa. Un incidente ha fermato la mia attività di comparsa. Si girava per diverse ore. L’impegno è grande, anche se poi nei film risulta una sequenza di pochi minuti». Cosa prova quando sente il ciack? «è una cosa che mi diverte molto. Mi piace fondamentalmente l’ambiente. è qualcosa che ho dentro di me che risale alla mia infanzia. Quando per timidezza e timore non approfittai dell’occasione di essere protagonista di Marcellino pane e vino. Un’occasione perduta. Pazienza. La vita è così».