CENTRO – E’ l’ultima iniziativa che imperversa sul web e che punta a sensibilizzare l’opinione pubblica all’educazione stradale. Autrice è la titolare dell’autoscuola di Trofarello Barbara Germano. Città l’ha interpellata. Ci parla di queste pillole di Educazione stradale? «Le pillole di educazione stradale, somministrate attraverso Facebook, sono nate da una personale rivolta verso un atteggiamento di resa nei confronti dell’attuale crisi sociale. La strada è uno specchio dove si riflette la mancanza di rispetto verso le regole, la vita propria e quella altrui. Come può una persona, da sola, cambiare qualcosa? Non è possibile, ma insieme si può. Ho deciso di mettere a disposizione degli altri la mia conoscenza e la mia professionalità, sia per poter dare uno stimolo all’aggiornamento sulle norme, che sono sempre in evoluzione, sia per far riflettere sugli atteggiamenti sbagliati che possiamo avere come pedoni e come conducenti». Ma come mai ha scelto proprio facebook per veicolare i suoi messaggi? «La condivisione dei post permette una straordinaria diffusione ed un facile approccio per tutti quelli che vorranno aiutarmi in questa nuova “avventura”.
Il primo messaggio spiega il progetto: “rimbocchiamoci le maniche! Non basta protestare quando le cose non vanno. Ciascuno di noi può fare tanto per cambiare. Inserirò dei post per ricordare a tutti i diritti e i doveri da rispettare sulla strada….Diffondiamo i buoni comportamenti..”. Ho inserito le pillole sia sul mio diario che sui principali gruppi di Trofarello. La diffusione dei messaggi è un esempio di cittadinanza partecipata che contribuisce ad un’immagine attiva della nostra città anche oltre i propri confini».
Qual è la sua esperienza lavorativa?
«La mia esperienza lavorativa nella locale autoscuola di famiglia è cominciata nel 1993. La preparazione per le abilitazioni ha rallentato i miei studi universitari in Scienze Politiche, i quali sono però riusciti a dare successivamente un taglio più umanistico ad una materia molto tecnica ed un valore aggiunto importante. L’obbiettivo è sempre stato quello di formare buoni conducenti, competenti e rispettosi, cittadini della comunità stradale, al di là del conseguimento della patente. Diventare educatrice stradale, insieme a mia sorella (che lavora con me), è stato il passo successivo». Pensa di poter proporre un qualcosa del genere nelle scuole? «L’educazione stradale nelle scuole è un’esperienza umanamente arricchente e meravigliosa. I bambini ed i ragazzi sono “voraci” di informazioni e non nego che le loro domande e riflessioni continuano ad essere divertenti ed istruttive. D’altra parte non mi stupisco di questa mia passione: mio padre è stato uno dei fondatori di questa materia, allestendo negli anni Settanta un bus per l’educazione itinerante, che ha ricevuto riconoscimenti anche in molti paesi europei. I sistemi di comunicazione sono però cambiati e per evolvere bisogna stare al passo con i tempi. Pensare che sono sempre stata critica verso i social perché ne coglievo solo le deformazioni negative. E allora via con i post: rimbocchiamoci le maniche».