CENTRO - Una lettera aperta agli iscritti all’Anpi per sostenere il Sì. A prendere carta e penna è Marina Ottavi Malandrino, iscritta all’Anpi ed attivista nella campagna a favore del Sì. «Anche io – come hanno scritto alcuni senatori dopo l’espulsione della senatrice Laura Puppato dall’Anpi – sono iscritta all’Associazione nazionale partigiani, sezione di Trofarello, e attivamente impegnata nella campagna elettorale per il “Sì” al referendum costituzionale del 4 dicembre.
Anche io – come migliaia di altre persone – attendo di sapere se il mio impegno a sostegno del “Sì” sia considerato incompatibile con l’appartenenza ad un’associazione che vuole mantenere vivi i valori di quanti combatterono contro il fascismo per riportare la libertà e la democrazia nel nostro Paese. Oggi, per motivi anagrafici, sono molto pochi gli iscritti all’Anpi che hanno partecipato alla Resistenza e l’Associazione è sostanzialmente composta da persone che semplicemente a quei valori si richiamano, come me e migliaia di altre persone appunto.
A differenza di quanto ha deciso il Congresso dell’Anpi, sono però convinta che il 4 dicembre si debba confermare la riforma del Senato e di alcune parti del Titolo V della Costituzione (quella sui rapporti tra Stato e Regioni), approvata finalmente dal Parlamento dopo anni di tentativi e discussioni. Certamente si tratta di una riforma imperfetta, che si potrà migliorare, ma non costituisce in alcun modo un attacco alla Costituzione ed alla democrazia. Al contrario, proprio la smentita del voto a favore faticosamente espresso dal Parlamento potrebbe incrementare la sfiducia nei confronti delle istituzioni e dei nostri rappresentanti politici. La crisi economica, le sperequazioni di reddito e l’aumento delle fasce a rischio di povertà (giovani ed anziani), unitamente agli scandali nella gestione della ‘cosa pubblica’ hanno fatto crescere le giuste proteste della popolazione, ma votare con la ‘pancia’ invece che con la ‘testa e il buonsenso’ e bocciare il tentativo (l’unico finora fin qui riuscito) di cominciare a riordinare le nostre istituzioni non è la risposta utile a far cambiare le cose».
Cosa la preoccupa Ottavi?
«In generale mi preoccupa lo sfogo elettorale di quanti esprimono il malessere personale (economico e sociale) con un ‘vaffa’, appoggiando le proposte e i candidati più improbabili purchè ‘nuovi’, come una sfida da ‘tanto peggio, tanto meglio’. Dicono che è l’ondata dell’antipolitica, ma i democratici e le associazioni come l’Anpi non dovrebbero combattere queste manifestazioni e contribuire a svelenire il clima del confronto politico?
Usare l’occasione di questo referendum per attaccare l’attuale Governo, che si regge sull’unica maggioranza risultata possibile in seguito alle elezioni del 2013, mi pare ingiusto e pericoloso».
Perché ingiusto?
«Ingiusto perchè la riforma proposta non lede i principi della Costituzione, ma riprende proposte precedenti per modificare il meccanismo del ‘bicameralismo perfetto’, trasformando l’attuale Senato in Senato delle Autonomie (una Camera territoriale con rappresentanti di Regioni e Comuni e senatori nominati dal Presidente della Repubblica per meriti professionali) e riducendone il numero di componenti. Affidando tra l’altro a questa Camera, positiva novità, il compito di valutare l’efficacia delle politiche pubbliche attuate dagli Enti locali. Un controllo utile, insieme a quello tecnico e finanziario, per capire se gli interventi pubblici ottengono effettivamente i positivi risultati che si prefiggono o se non si debba cambiare strada.
Pericoloso perchè, se la riforma costituzionale non venisse confermata dal referendum, sarebbe delegittimato il ruolo del Parlamento, che con un faticoso percorso è finalmente riuscito ad approvarla, bisognerebbe prima o poi ricominciare daccapo e nel frattempo aumenterebbe la sensazione dell’inutilità dei politici, tutti. Il folto schieramento politico, di destra e di sinistra, che sta facendo la campagna contro il “Sì” alla riforma costituzionale non si rende conto che rischia di ‘buttare via il bambino con l’acqua sporca’. L’opposizione politica è legittima sui provvedimenti del Governo, ma è sbagliata e strumentale contro una riforma costituzionale da tempo attesa. Mi spiace che l’Anpi abbia deciso di far parte del variegato fronte del “No”, tra cui spiccano la Lega di Salvini e il Movimento di Grillo che hanno salutato l’elezione di Trump, razzista e sessista, alla presidenza degli Stati Uniti, come un segnale positivo, capace di portare acqua anche al proprio mulino.
D’altra parte ritengo che, fatti salvi i principi fondamentali della prima parte della nostra Carta Costituzionale, la riforma dell’organizzazione dello Stato fosse da tempo necessaria, anzi bisognerebbe prevederla periodicamente per aggiornare il funzionamento delle istituzioni al servizio della collettività».