CENTRO - A bocce ferme inizia l’attività politica volta a contrastare la decisione regionale di realizzare l’ospedale unico dell’Asl TO5 nella zona Sanda Vadò, sul confine tra Trofarello e Moncalieri. Tra i gruppi molto agguerriti e pronti a muovere battaglia contro questa decisione c’è Progetto Paese di cui Marco Cavaletto è esponente di spicco. Cavaletto perché questa contrarietà alla decisione della Regione? «Realizzare l’ospedale unico per il territorio della ASL TO5 è obiettivo di tutti i cittadini e non soltanto di Trofarello. Tutti vogliono una sanità più efficiente, una unica struttura, parcheggi e trasporti per accedervi».
Quindi è contento che si costruirà un nuovo ospedale?
«Qualche dubbio per il luogo individuato ce l’abbiamo. Non crediamo risponda ai criteri di economicità e soprattutto crediamo non sia idoneo sotto il profilo idrogeologico. Inoltre quei terreni sono destinati all’agricoltura e, al di là della ricompensa per i proprietari non si vedono ragioni di opportunità nell’utilizzo, chiusi tra Ferrovia e Zona industriale, con alcuni tralicci per l’alta tensione che dovranno sparire, se vogliamo che gli elicotteri possano atterrare per le emergenze. Per non parlare del ragionevole rischio di allagamenti, visto che la falda freatica è a non più di 7-8 metri».
Ma se ha tutte queste contrarietà la Regione perché ha scelto questo sito? «Le responsabilità politiche per l’individuazione delle aree sono tutte da addebitare alla Giunta regionale che ha fatto proprie le valutazioni dei tecnici incaricati di valutare i pro e i contro delle varie aree. La scelta “Sanda Vadò” è maturata però nella testa dei sindaci di Moncalieri e Trofarello che l’hanno fatta propria e proposta alla Regione, dimenticandosi però di rivolgersi anche ai cittadini per condividere una scelta così importante».
Cosa vuol dire?
«La decisione del sindaco di Trofarello appare singolare: si schiera a favore di aree esterne al comune di Trofarello, decisione mai condivisa in riunioni pubbliche con i cittadini di Trofarello o con il Comitato, trasformatosi oggi in osservatorio, nato per individuare le migliori aree ubicate nel territorio, ma non fa alcun cenno ad una area (quella della Elia, a cavallo tra Trofarello e Cambiano) che appare essere molto più idonea.
La zona industriale di Moncalieri non genera ricadute positive di alcun tipo per i cittadini di Trofarello».
Perchè? «Chi deve recarsi all’ospedale dovrà necessariamente transitare per il centro di Trofarello, sul cavalcaferrovia, compresi coloro che abitano al Moriondo, a Pino e a Pecetto che certamente non si avvarrebbero della circonvallazione o di altre strade per raggiungerlo.
Un confronto con la popolazione sarebbe stato utile anche per mettere in luce questi dettagli di non poco conto. Ma noi conosciamo il nostro sindaco: non ama il confronto e soprattutto non avrebbe avuto argomentazioni a sfavore della zona ex B&F».
Quindi lei è a favore dell’Area fra Cambiano e Trofarello?
«Il comitato, visionando gli atti, ha valutato che le aree che meglio di tutte rispondono ai criteri posti dall’assessore regionale Saitta sono al confine tra Cambiano e Trofarello. Quel terreno potrebbe quanto prima diventare un nuovo centro commerciale oppure un nuovo quartiere di Cambiano. Un’area di quelle dimensioni non può continuare a rimanere inutilizzata per altri decenni. Ci piacerebbe conoscere l’opinione del sindaco di Trofarello che non ha proposto l’area ricadente (sia pure solo in parte) nel comune di Trofarello ma ha indicato un’area nel comune di Moncalieri, portando un contributo notevole alla causa e agli interessi economici di Moncalieri. Ma questo suo atteggiamento è discutibile perché le ricadute economiche di una area quale quella della ex B&F avrebbero comportato delle scelte importanti per un territorio ampio e comprendente i comuni di Cambiano e Trofarello».
Ci spiega quali?
«In primo luogo, con la collaborazione di INFRA.TO (l’Agenzia che si occupa del trasporto locale nella città metropolitana), che era disponibile ad eliminare il passaggio a livello,con la realizzazione di una stazione della GTT in territorio di Cambiano, incrementando l’economia della zona. Tutti costi che sarebbero andati sul conto dello Stato. In più i cambianesi avrebbero potuto disporre di una stazione della GTT, con una conseguente diminuzione di pendolari transitanti sulla via Torino, via XXIV maggio, via Cesare Battisti e via Togliatti per raggiungere la stazione e prendere il treno per Torino».
Temo inoltre che, poiché i comuni di Cambiano e di Chieri avevano deliberato come zona idonea alla sede del nuovo ospedale l’area B&F, i tecnici regionali non abbiano avuto tra le loro mani tutta la documentazione che candidava questa zona oppure l’abbiano volutamente ignorata».
E della delibera che trasforma il terreno edificabile in terreno agricolo come compensazione cosa pensa? «Un escamotage quanto meno divertente, scaturito dalle fervide menti dei sindaci di Moncalieri e di Trofarello. Come hanno fatto rilevare i 5Stelle di zona, che sembrano essere gli unici ad occuparsi ancora di ambiente, i terreni presi in considerazione non cambierebbero il loro vero ed attuale uso nonostante le indicazioni di piano. Sicuramente il comune di Moncalieri troverà aree idonee per lo “scambio” ma non è detto che le aree, sia in termini quantitativi (superficie in ettari) sia in termini qualitativi, possano essere veramente idonee.
Questo modo di operare fa emergere la povertà di idee di amministratori comunali e dirigenti dei partiti della sinistra o di centro sinistra che hanno purtroppo delegato ai 5Stelle il patrimonio delle opinioni ambientaliste».
Ma comunque l’area scelta dalla Regione è un’area sicura. «Su un piano essenzialmente tecnico occorre rilevare che le falde acquifere in zona Sanda Vadò sono a 7/8 metri di profondità. Il che significa che in caso di forti piogge le acque superficiali dei rii non verrebbero assorbite in tempi ragionevoli, perché le falde non sarebbero in grado di assorbire l’eccesso d’acqua, e le zone interessate potrebbero venire allagate (cosa che è successa, se ricordiamo bene, l’ultima volta il giorno di Ferragosto del 2015). Ciò significa che le nuove costruzioni potranno avere parti semi interrate o interrate o i fabbricati dovrebbero essere realizzati su “palafitte”? Non diciamo che non si possano realizzare opere di questa entità e soprattutto così importanti su terreni di questo genere, ma i costi per la loro realizzazione diventerebbero ben più alti, anche tramite le “varianti in corso d’opera” tanto care ai costruttori e ai professionisti spregiudicati.
Tra i costi aggiuntivi anche gli interramenti degli elettrodotti presenti in zona, difficile altrimenti far atterrare gli elicotteri del 118».
Ma i costi di queste opere chi li pagherebbe?
«La DGR dice: “le caratteristiche geomorfologiche presentano problemi marginali facilmente superabili con accorta progettazione”. Tale passaggio dovrebbe essere modificato con una integrazione: le spese necessarie a rendere idoneo il sito devono essere poste a carico di tutti i comuni della ASL TO5. Trofarello, ha speso, ad oggi, circa 2 milioni di euro per mettere in sicurezza il rio Rigolfo e ancora non si conoscono le somme necessarie per mettere in sicurezza tutta la zona».
Prima parlava di vicinanza con una zona industriale forse pericolosa… ci spieghi questo concetto?
«La vicinanza ad aziende produttrici di prodotti tossici come le vernici, alzano il rischio ed i problemi in caso di incidenti. L’evacuazione dei malati costituirebbe un elemento di problematicità. Nè si possono fare traslocare le stesse aziende».
Riprendiamo il discorso del confronto con la cittadinanza che non c’è stato. Spiega meglio questo pensiero?
«Pensiamo che questa nostra Amministrazione sia carente sul tema del confronto e della partecipazione.
Un argomento così importante come l’ubicazione di un ospedale non può essere oggetto di conciliaboli segreti all’interno del palazzo municipale. La partecipazione popolare non viene minimamente presa in considerazione come metodo da parte dei sindaci. Si è costituito più di un comitato popolare (uno tra Cambiano e Trofarello, un altro a Chieri) ma le opinioni espresse da parte di questi comitati non sono state prese in considerazione nonostante questo passo sia previsto dai rispettivi statuti comunali. Questa “violazione” è un chiaro sintomo politico del fastidio che la partecipazione popolare dà ai sindaci che non vorrebbero intralci nella loro opera di “condottieri”. Sarebbe utile una diversa forma di partecipazione anche per “ripartire” le responsabilità. I sindaci – conclude Cavaletto che fa tuonare queste ultime parole come una promessa – devono sapere che verrà condotta battaglia su questi temi. Verrà chiesto loro di rispondere non soltanto in sede giurisdizionale nel caso in cui ci dovessero essere maggiori oneri da imputare alla costruzione dell’ospedale ma anche in caso di incidenti determinati dalla cattiva scelta del luogo ove ubicare l’ospedale».