CENTRO – Una polemica al vetriolo sull’alluvione che ha colpito il Piemonte ed ha sfiorato, bene o male, anche Trofarello. Volano parole, promesse di esposti in Procura e telefonate chiarificatrici tra l’amministrazione comunale e l’assessore alla Sanità Antonio Saitta. Ad alzare la temperatura sono alcune foto postate su Facebook che ritrarrebbero la zona Cenasco inondata dall’acqua. Saitta vede le foto e salta dalla sedia. Prende il telefono e chiama il sindaco. Visca rassicura l’assessore e rassicura anche i cittadini: «L’area su cui dovrà sorgere il nuovo ospedale non corrisponde all’area che è andata a bagno venerdì e sabato nella zona industriale, qualche chilometro più avanti. L’area Cenasca ha una propria morfologia, rialzata di circa un metro rispetto al resto». Sulle fotografie che hanno fatto prendere un coccolone a Saitta è perentorio: «Una polemica inqualificabile contro cui intendo prendere provvedimenti. Le foto che sono state pubblicate in rete non riguardano la zona di insediamento dell’Ospedale Unico, che invece si presenta asciutta. Anche noi abbiamo fatto le nostre ricerche e le nostre fotografie, mentre controllavamo quella zona come altre a rischio esondazione. A Trofarello vi è stata solo una esondazione che ha lambito la Borgata Splua senza colpire le case. Le foto in nostro possesso sono state effettuate sabato 26 novembre, alle ore 9 e dimostrano senza dubbi che, mentre la zona vicino al 45° parallelo era ancora nella piena emergenza, la zona Ospedale Unico non ne è stata interessata. Niente allagamento quindi perché l’area è su un declivio. La morfologia dell’area è differente, più alta rispetto all’area del 45° parallelo. Abbiamo tutte le fotografie e le tireremo fuori nelle sedi opportune». A dar manforte a Visca c’è il vicesindaco Tomeo che sfodera la delibera regionale. «Questo aspetto della delibera è stato ampiamente dibattuto con un’analisi accurata della questione. Leggiamola insieme e vi dimostrerò che le polemiche da alcuni alimentate non hanno un briciolo di verità. I due comuni di Moncalieri e Trofarello si sono impegnati a realizzare gli interventi per mettere in sicurezza tutta l’area con la realizzazione di una vasca di laminazione per una spesa complessiva di 600 mila euro, ed una accorta progettazione per evitare qualsiasi problema. La Regione si impegna a realizzare un lavoro sulla viabilità relativa a Cambiano». Visca e Tomeo sono convinti e continuano. «La città ha bisogno dell’ospedale. Noi stiamo lavorando da anni per questo obiettivo. Si tratta di un’occasione unica per rilanciare l’economia locale, la zona industriale, gli investimenti. L’ospedale è un’occasione per attrarre capitali e risorse in quell’area che altrimenti sarebbe una morta area industriale in declino mentre così diventa un’area industriale che vive. L’ospedale è la grande occasione per Trofarello. Una grande occasione per Trofarello, ma per tutta l’ASL TO5. Non dimentichiamo che questo ospedale sarà un ospedale d’eccellenza. Fra i tre ospedali esistenti sparirà solo quello di Moncalieri. Chieri e Carmagnola resteranno per malati cronici e per tutte quelle esigenze che non richiedano un intervento specialistico – conclude Visca – Per questo motivo stiamo lavorando anche ad un progetto simile al concetto della Casa della salute che oggi potrebbe diventare realtà per Trofarello, grazie al confronto costante con il dottor Massimo Uberti, Direttore dell’ASL Torino 5».
Ma passiamo alle foto messe sotto accusa dall’amministrazione.
Postate su facebook e commentate da Marco Cavaletto come portavoce dell’osservatorio per la realizzazione dell’ospedale. «Il tema vero non è se c’era acqua o no tre giorni fa nei terreni previsti per l’ospedale. Da un anno come Osservatorio diciamo che quest’area non é idonea per ubicarvi un ospedale. Non solo per questioni idrogeologiche – esordisce Cavaletto – Come i nostri agricoltori sanno, le zone a valle della stazione costituivano una “balconata”, un’area di sgrondo delle acque della collina (che un tempo affioravano perché le falde superficiali non ricevevano velocemente tutta l’acqua proveniente da un bacino imbrifero enorme). La prima balconata è stata occupata dalla prima metà dell’Ottocento nelle zone a sud della attuale via Torino sino alla ferrovia. La seconda è quella che dalla ferrovia va fino a tutta la zona industriale sino a lambire la tangenziale che costituisce un vero e proprio tappo. Oggi ci stiamo giocando una area di un centinaio di ettari che costituisce un polmone di sfogo per assorbire acqua meteorica portata dai molti rii presenti in zona.
Il Banna e gli altri rii scaricano nel Po se le acque del Po sono in grado di assorbire. Se il Po è già in piena nel punto di incontro tra il fiume e le acque del Banna e degli altri rii ecco che l’acqua si ferma nei terreni tra la ferrovia, la strada statale per Villastellone, la zona industriale: l’acqua ha attrito pari a zero e se non riesce ad andare verso il basso tende a risalire sino a lambire la superficie dei terreni se non a superarla causando affioramenti e veri e propri allagamenti.
La realizzazione dell’area industriale della Sanda Vadó provocò un fenomeno che oggi impedisce l’assorbimento delle acque e la defluizione delle acque meteoriche.
L’acqua c’era sia giovedì sia ancora venerdì in superficie come si può vedere dalle foto in nostro posseso. Ma subito sotto la stessa c’è stata per diversi giorni. I rii non esondano ma i terreni si imbibiscono ugualmente. Proprio in questa vasca di laminazione naturale dobbiamo costruire un ospedale? Volendo si può fare tutto, anche costruire in Laguna di Venezia. Ma a quali costi? e chi paga questi costi aggiuntivi? Dove pensiamo che le acque meteoriche della collina andranno se costruiamo un altro materasso di cemento? – conclude Cavaletto – Non è più il tempo di fare questo genere di cose e mi stupisco che la sinistra (da Moncalieri a Chieri, da Carmagnola a Santena, da Cambiano a Trofarello) se ne stia zitta e “allineata”».
Nella galleria sottostante le foto oggetto di tante polemiche