CENTRO - Come ci vedono i cittadini stranieri che vengono a vivere a Trofarello? Come si trovano e soprattutto perché si trasferiscono da realtà cosmopolite ad un piccolo centro come Trofarello?
Cyril Bernard, ha 34 anni, vive in Italia da diversi anni ma è franco canadese. è uno dei tre francesi che ha scelto il paese dell’amarena per mettere radici e mettere su famiglia. Cyril ha un legame ormai forte con Trofarello perché ha sposato una trofarellese doc. È nato a Parigi. Il padre ha vissuto in Canada fino all’età di 25 anni, poi si è trasferito nella capitale della Francia. Anche la mamma ha vissuto in Canada. Si sono conosciuti molto giovani ma poi si erano persi di vista e dopo vent’anni si sono incontrati nuovamente. Dopo poco si sono sposati. «Il mio legame con Trofarello sta nel fatto che ho sposato una trofarellese: Giorgia Gariglio. I miei suoceri vivono sulla collina di Trofarello. Ho scoperto Trofarello 10 anni fa, quando ho conosciuto mia moglie all’università, a Londra. Dopo un periodo in cui abbiamo vissuto a Londra ci siamo trasferiti prima a Parigi e poi, 5 anni fa, a Montreal, in Canada. Città bellissime che hanno tutto, ma noi avevamo bisogno di altro, di una dimensione più umana. Dopo due anni ci siamo stancati ed abbiamo deciso di tornare in Europa. Non a Torino ma proprio a Trofarello. Quindi quattro anni fa siamo tornati Italia e per un anno abbiamo vissuto qui a Trofarello insieme ai miei suoceri. Ho trovato un lavoro quasi subito presso la Sabelt di Trofarello che realizza cinture di sicurezza. Ci siamo anche sposati qui a Trofarello, nella chiesa di Madonna di Celle. Più tardi abbiamo deciso di spostarci a Torino». Come mai siete passati da tre metropoli come Londra, Parigi e Montreal a Trofarello? «Diciamo che abbiamo vissuto in città da sogno dove chiunque vorrebbe vivere, luoghi incredibili. Ma dipende un po’ da come sei fatto. Noi ci siamo resi conto che la famiglia ci mancava in assoluto ma anche e soprattutto vivere diversamente. Le opportunità di lavoro in città sono molto interessanti e anche quelle di svago. Però in una città come Trofarello c’è un differente modo di vivere: era quello che cercavamo. Era la prima volta che io vivevo in un paese così piccolo. Però mi sono reso conto che comunque ci sono tante cose che ti permettono di vivere a dimensione umana: i piccoli negozi, l’umanità della gente tutta molto simpatica. Guarda sembra una stupidaggine ma qui a Trofarello ho scoperto la bellezza di un mercato. Qui a Trofarello c’è un mercato bellissimo – continua Bernard – Il mercato nelle grandi città europee è differente. A Parigi ad esempio andavamo al mercato ma la frutta non era buona perché non aveva produzioni locali ma prodotti che arrivavano chissà da dove. Nessun prodotto fresco. A Londra non ne parliamo… te lo dimentichi di trovare prodotti naturali. A Montreal invece c’è la cultura del cibo buono, ma è molto difficile da trovare. Scoprendo i prodotti a km zero del mercato ho anche scoperto la bellezza di una vita più tranquilla. C’è anche un altro aspetto interessante. Quando siamo venuti in Italia avevamo dei progetti di vita, affettiva ma anche lavorativa. Io volevo mettermi in proprio ma in Francia non ci riuscivo. Così come in Canada». Ma come? Ci dicono i media che l’Italia è il paese delle non opportunità, dei cervelli in fuga, dei giovani che sono costretti ad emigrare per trovare lavoro e che all’estero ci sono più occasioni ed è più facile aprire delle start up. «Quando sei in una grande città cerchi un lavoro e quando lo trovi, lo tieni ben stretto, perché hai paura di perdere quello che hai. E quindi non ti lanci in nuove opportunità. C’è anche una altissima competizione. Quando vuoi fare qualcosa sei sicuro che ci sono già 10,100,1000 persone davanti a te. Qui in Italia lavoravo, ed ho trovato lavoro proprio qui a Trofarello, senza neanche sapere bene l’italiano, nell’ambito del commercio. Ad un certo punto ho detto a Giorgia, mia moglie: “io ho studiato marketing e comunicazione e voglio aprire la mia agenzia di comunicazione”. Così ho fatto. Ed oggi con Anguria Web ho già diversi clienti. A Parigi avevo paura perché avevo timore di lasciare il mio lavoro e c’era una forte concorrenza. Qui ho sentito che potevo farcela. Che potevo trovare il mio spazio. Così ho mollato tutto ed ho iniziato questa strada. In Italia ci sono tante occasioni, tante opportunità ed i miei clienti oggi sono aziende medio-piccole di piccoli paesi. C’è tanta dinamismo. Adesso il mio studio è a Torino in zona Santa Rita ma presto vorrei trasferirmi a Trofarello dove lavorerei molto meglio. Anche i clienti li incontro qui a Trofarello, piuttosto che a Torino. Solo cinque anni fa non avrei mai detto di venirmi a trasferire in una cittadina piccola come Trofarello. Vivere in una città più piccola ti permette di pensare e di elaborare la vita in modo differente. La frenesia della città ti fa dimenticare quello che vuoi fare nella vita. Il piccolo centro ti permette di prendere le distanze. In Italia ho scoperto anche la famiglia. Ho scoperto il legame forte della famiglia. Le cose importanti degli italiani sono molto diverse da quelle che sono importanti per i francesi. Quando incontravo qualcuno in Francia le prime cose che mi chiedevano erano “dove vivevo e cosa facevo di lavoro, magari facendo anche riferimento allo stipendio”. Questo lo stile di vita, questi i valori di questo tipo di cultura. Su queste due domande la gente ti giudica e pesa, elaborando quello che può essere il tuo ruolo nella società. In Italia è tutto diverso, la prima cosa che ci si chiede tra due persone che si conoscono è: “come stai? come va la famiglia? come stanno i bambini?” Il lavoro viene in terzo piano. Insomma, un altro mondo. La gente è completamente diversa. Qui in Italia c’è un’altra autenticità. In Francia e Parigi abbiamo un po’ perso questo aspetto. In Italia ci sono tante cose che mi fanno arrabbiare soprattutto quando guido. Ma vivere qui in Italia è stupendo: si sta bene, si mangia bene, la gente mi ha accettato anche molto facilmente. Mi sono trovato bene subito ho trovato lavoro molto facilmente e velocemente. L’azienda trofarellese che mi ha assunto mi ha dato fiducia nonostante io non parlassi italiano quando sono arrivato a Trofarello. Questa cosa mi ha molto sorpreso. Forse avevo qualche pregiudizio sul fatto che sarei stato accettato così facilmente e velocemente e mi sono dovuto ricredere. Per conoscere un paese devi viverci. Ora abbiamo in progetto di vivere e lavorare qui a Trofarello. Anche per la mia bambina, Camila, che ha due anni. Vorrei un luogo in cui vivere a dimensione umana. Quando sono a Trofarello sono felice. Mi piace tutto di questo paese, mi piace il bar, mi piace il macellaio, mi piace tutto. E quando sono qua sono veramente felice». Parliamo un po’ del tuo lavoro. «Sì. Avevo iniziato realizzando un sito che si chiama mamma banana, indirizzato proprio alle mamme. Poi ho aperto anguria web, rifacendomi al fatto che l’anguria piace a tutti. Io mi occupo di strategie di comunicazione per piccole e medie imprese».