Piccoli Padawan per combattere il bullismo. La scuola cambia strategia per combattere la piaga del bullismo in classe. «Il progetto è curato dalla professoressa Antonella Gramoni e dalla vicepreside Daniela Gastaldi. Il “Progetto Noi”, questo il nome dell’iniziativa, prevede la selezione di ragazzi all’interno della scuola media che se la sentano di essere coinvolti per diventare dei Padawan, rifacendosi alla famosa saga interstellare di Star Wars, per diventare elementi di supporto per perseguire il benessere a scuola e fare la lotta al bullismo – spiega la preside Valeria Fantino – La novità del progetto sta nel fatto che non c’è solo la presenza di consulenti esterni che fanno il solito predicozzo, o i provvedimenti disciplinari di consiglio d’istituto o preside, o ancora le prediche da parte degli insegnanti. La novità sta nel fatto che c’è un gruppo di ragazzi motivati, scelti da noi in quanto con buone capacità relazionali che ascoltano i loro coetanei. Questi ragazzi hanno un distintivo ed un badge. Ascoltano i compagni nei momenti non strutturati della giornata scolastica, durante gli intervalli ed in altri momenti. Abbiamo raccomandato loro di non inventare i problemi ma di essere realisti. I problemi raccolti vengono poi valutati da questi ragazzi insieme ai loro insegnanti ed eventualmente a me. Si valuterà sulla gravità ed ampiezza del fenomeno e sugli eventuali provvedimenti da intraprendere. Coinvolgendo i ragazzi si arriva a scoprire cose che altrimenti non emergerebbero. Gli studenti avranno a disposizione anche una e-mail cui rivolgersi. Sarà anche messo a disposizione uno scatolone in cui poter mettere le proprie segnalazioni in modo che proprio coloro che non hanno il coraggio di esporsi possano egualmente denunciare e chiedere aiuto – spiega la Fantino – Premetto che non vuole essere un progetto che mira alla delazione dei compagni. I ragazzi che si rivolgono a questo genere di servizio devono parlare di cose che li riguardano in prima persona. Vogliamo educare i ragazzi a fare prevenzione tra di loro, a metterci un po’ la faccia e ad essere di sostegno. In pratica è quella che una volta era la classica educazione civica: l’educazione alla legalità, l’educazione alla cittadinanza. La scuola di Trofarello, come tutte le scuole d’Italia, ha sicuramente dei casi di bullismo. Non ci sono dei casi gravi. è comunque opportuno fare sorveglianza mirata e qualche correttivo. Naturalmente tutte queste attività riguardano i momenti che si svolgono a scuola. Fuori dalla scuola c’è il famigerato WhatsApp. I ragazzi tra gruppi e amicizie si insultano tra loro. Per questo motivo noi ritiriamo i cellulari in classe. In questo ambito succede veramente di tutto. Bene, tutto quello che accade fuori dalla scuola non ci riguarda. Se i genitori non vogliono che sorgano questi problemi attraverso il telefono hanno solo da non dar loro in mano un telefono. Noi – conclude la Preside – ci occupiamo del benessere a scuola».