Una settimana di passione. E’ quella che si è conclusa nei giorni scorsi. Una passione dovuta alla febbre politica di queste elezioni amministrative 2016 che, agguerritissima per toni e tenori, sta dilaniando rapporti, amicizie, sodalizi di interessi culturali. Un giornale locale come “La Città” non può e non deve scendere a compromessi con la politica. Deve essere indipendente da ogni forma di potere. Orbene. Nei mesi scorsi il giornale ha pubblicato un questionario su commissione della lista di Marco Cavaletto, Progetto Paese. A pagamento. Capite bene. A pagamento. 750 euro per l’acquisto di 5 pagine. Dichiarato, scritto, nero su bianco. Traduco in termini concreti? Mezzo bancale di carta. Oppure una dozzina di cilindri di inchiostro nero o due chili di colore. Due mesi di sopravvivenza del giornale. Lo stesso giornale che, tra alti e bassi e cambi di nome alla testata, dà la voce a tutti, e ripeto tutti, da una quindici d’anni. Maggioranza ed opposizione in consiglio comunale. Ora, la reazione degli avversari politici di Cavaletto è stata quella di spargere in giro la voce che il giornale si era schierato politicamente. E successivamente che Cavaletto si era acquistato il giornale. Tutto legittimo in campagna elettorale. Tutto legittimo fino a quando non screditi 30 anni di lavoro senza far trasparire le proprie convinzioni politiche. Ma screditare il giornale su cui i propri avversari politici investono denaro in pubblicità è certamente molto comodo. Un comportamento deprecabile da chi fino a ieri ha utilizzato gratis le pagine del giornale per dire quello che voleva. Un po’ troppo facile. La mafia fa esattamente così. Prima scredita, poi ti uccide. Un giornale locale non può essere di parte. E neanche i collaboratori lo possono essere. Possibile che non si capisca? Possibile che non si comprenda che la possibilità di parlare deve essere data a tutti e soprattutto che ciascuno è libero di acquistarsi spazi a pagamento senza che il giornale venga accusato di partigianeria? Un’ulteriore precisazione: il giornale non è stato acquistato da nessuno. Né ci sono intenzioni di vendere. Tutt’altro. Nelle prossime settimane ci saranno delle novità volte a rendere la testata più ricca di informazioni. Secondo capitolo merita la richiesta a tutti i collaboratori di evitare di far trasparire le proprie idee politiche con commenti sui social network. Altrimenti i lettori come possono distinguere ciò che viene scritto come giornalista da ciò che viene scritto come cittadino? Un obbligo per chi vuole fare questo mestiere in modo onesto. Chi non sta a questa regola deve ripensare al proprio operato. Soprattutto in un periodo (quello elettorale) in cui tutto viene strumentalizzato. Ci sono principi su cui non transigo. Semplice e limpido come l’acqua. Il resto, i fiumi di parole su internet sono illazioni a cui non intendo rispondere. Non ho bisogno di difendermi da nessuno. La libertà di ciascuno finisce dove comincia la libertà degli altri. Non permetterò che nessuno possa infangare anni di lavoro sempre nel rispetto di tutti e nel pluralismo. Anche al costo di risultare antipatico a qualcuno. è il prezzo della libertà. Quella vera.
Roberto D’Uva