EDITORIALE – Avevamo il grembiulino blu con il colletto che spuntava fuori. Una grande cartella cartonata che solitamente portavamo sulle spalle ingobbite dal peso. Quelli come me che hanno fatto le elementari ed hanno vissuto il loro primo giorno di scuola negli anni 70 ricorderanno certamente che alcune classi erano disseminate sul territorio ed io personalmente ho frequentato la prima e la seconda elementare nei locali di via Cesare Battisti dove oggi esiste un laboratorio artigianale di pasta fresca. Ricordo perfettamente quel primo giorno di scuola. Ed il primo contatto con le istituzioni scolastiche. La maestra Elda che ci avrebbe insegnato a leggere a scrivere e… il primo compito a casa, imparare ad allacciare le scarpe. La corsa a casa, al suono della campanella per una pipì trattenuta per quattro ore. Troppo rischioso fare una pipì fuori casa. Da li a poco avrei imparato ad usare il bagno anche fuori casa. Così come le amministrazioni impararono che le classi era meglio gestirle tutte in un posto e non disseminarle in località distaccate. La terza elementare la frequentai in una classe all’interno dell’attuale municipio nell’attesa che venisse completata la scuola Rodari, quella stessa scuola buttata giù l’anno scorso. Gli scolari trofarellesi, in tutte le generazioni sono stati abituati alla mobilità.
Roberto D’Uva