Il pretesto è l’incontro organizzato da Proposta in piazzale Europa. Come ad ogni evento pubblico Città cerca di essere presente, compatibilmente con impegni lavorativi e familiari.
La cornice la primavera, alberi in fiore, aria frizzante, quel tepore che invita ad uscire.
Il problema. Giorno feriale, ore 18. Siamo entrambi genitori, io e Roberto D’Uva. Chi ci tiene i bambini mentre siamo impegnati?
L’idea: portiamoli con noi, già sono amici, un pallone ed il gioco è fatto. Noi potremo seguire l’evento, loro poco più in là, senza disturbare ma a portata dei nostri occhi vigili, si divertiranno.
Considerazioni che sarebbero del tutto legate alla sfera personale, non fosse che quella stessa mattina non trovavo il pallone di mio figlio. Ho girato tre negozi a Trofarello. Robot, bambole, figurine e confezioni gioco a iosa. Non uno che avesse in vendita una palla. Certo, non ho girato ovunque, l’ufficio mi attendeva. Sicuramente qualcuno che vende un pallone ci sarà, ma questa “rivelazione” mi ha spiazzato. Ma come è possibile che si riscontri difficoltà a trovare un pallone? È un segnale, la dimostrazione che la vita all’aria aperta non rientra più nel nostro DNA.
Arrivati in piazzale Europa, in quell’enorme spazio, certamente non tenuto al meglio, ma adatto a correre liberamente, i nostri figli si sono divertiti davvero. Ma erano gli unici bambini. Perché?
Questi pensieri non sono rivolti a questa o quella formazione politica. Non riguardano la questione piazzale Europa, se non in minima parte.
Questi pensieri sono per noi trofarellesi, che non sappiamo godere di quel poco o tanto che abbiamo.
Troppo spesso prendiamo la macchina, impazziamo tra traffico e parcheggio, per poi andare in posti che poco hanno di più rispetto a quello che già abbiamo.
Quel giorno c’era una lavagnetta a disposizione degli intervenuti, per lasciare pensieri e considerazioni. Gli unici che hanno ritenuto di lasciare un messaggio sono stati proprio i nostri bambini. «Ci siamo divertiti, possiamo usare più spesso questa piazza».
Forse al fondo manca un punto interrogativo. A noi piace pensare che manchi, invece, un punto esclamativo.
È primavera, ritroviamo la voglia di vivere la città.
Sandra Pennacini