Centro – E’ esperienza comune a molte persone quella di avere un luogo ricorrente nella propria vita, un luogo del cuore in cui cercare di ritornare appena possibile. E’ stato così per Luisa Di Bisceglie, che ha vissuto diversi anni della sua giovinezza a Trofarello e qui è voluta ritornare per aprire il suo negozio di fiori in via Torino 43.
Perché hai scelto il nome “La Ninfea” per il tuo negozio?
«Quando avevo sette anni mio papà morì in un incidente stradale, fuori dalla FIAT Mirafiori, dove lavorava. Eravamo in 5 fratelli e l’ultimo era piccolissimo. Sono stati giorni terribili. In quel luglio afoso e tremendo, il mio primo ricordo di bellezza è stato quello della vista di un laghetto pieno di ninfee fiorite. Quel fiore si è impresso nella mia mente e nel mio cuore e ogni negozio che ho avuto si è chiamato La Ninfea».
Quindi hai avuto altri negozi prima di questo?
«Certamente! Avere un mio negozio di fiori è sempre stato il mio sogno».
Come sei arrivata a realizzare il tuo sogno?
«Dal 1985 al 1996 ho lavorato presso la Floricoltura Pecettese dove ho imparato tutto sulle piante: come coltivarle, come nutrirle, come potarle. Poi ho voluto assecondare il mio sogno di bambina per cui ho seguito il primo corso base di fiorista. A Pecetto ho iniziato a preparare dei mazzi di crisantemi (gli unici fiori recisi presenti in floricoltura) ma, non potendo coltivare lì questa mia passione, ho rilevato un negozio di fiori a Cambiano».
E poi?
«A Cambiano sono rimasta dal 1996 al 2009 e da lì mi sono trasferita a Trofarello, prima in via Torino 99 e da quasi due anni in via Torino 43. Mi serviva un negozio più grande rispetto a quello di Cambiano ma, soprattutto, volevo tornare nel paese in cui ho vissuto diversi anni dalla mia infanzia e della mia giovinezza. è stata una scelta dettata più dal cuore che dalla ragione».
Dopo il primo corso base, hai proseguito con la formazione?
«La formazione è essenziale, anche e soprattutto per chi vuole avere un proprio stile ed essere se stessa. Ho seguito diversi corsi di formazione presso la Scuola Internazionale Mastrofioristi: matrimoni, mazzo legato decorativo, arte funeraria, vetrinista».
La formazione è importante, ma quanto conta la vena artistica innata?
«Ha certamente il suo valore. Io sono nata in una famiglia di artisti: tra i miei fratelli, Aldo, il più grande, è bravissimo con il ferro battuto, Vincenzo scolpisce il legno ed è un mago come decoratore. Dopo di me, ci sono Benedetto che è meccanico (è un’arte anche quella!) e mia sorella Pina che pittura su ceramica e fa vere e proprie opere d’arte sulle pareti di casa. Abbiamo preso da mio papà Giuseppe, un artista nella costruzione delle case, e da mia mamma Ninetta, che, ancora adesso, a 83 anni, lavora all’uncinetto senza modelli».
In cosa cerchi di trasmettere il tuo gusto del bello ai tuoi clienti?
«Mi piace consigliare, prima ancora di vendere. Per chi possiede già degli oggetti belli che vuole valorizzare, io studio una soluzione, una composizione personalizzata. Ci sono clienti che mi portano i loro vasi, le loro coppe o i loro trofei e assieme studiamo la composizione che meglio valorizza l’insieme, anche tenendo conto dell’arredamento e dei tendaggi. Se il cliente lo desidera, vado anche nelle case per vedere i colori, gli stili, la luce, per consigliare la soluzione da creare su misura».
Nel tuo negozio tanti fiori, molte piante, ma non solo…
«Non ci sono solo fiori recisi e piante, ma anche oggetti d’arredamento: cuscini, lampade, mobili etnici o provenzali, porcellane di Marostica ma anche tisane, candele, profumazioni d’ambiente. Vorrei essere un punto di riferimento per il benessere e la bellezza nella casa. E per poter valorizzare la bellezza della casa, ho deciso di puntare soprattutto su prodotti made in Italy».
Dal 2009 a Trofarello: quali problemi hai incontrato?
«Non ho visto particolari problemi ma la conferma del carattere riservato di chi vive in questa parte d’Italia».
Trofarello ti ha stupita in positivo per…?
«Tutti dicono che è un paese dormitorio, ma a me non sembra! Ho tantissimi clienti di Trofarello e c’è un grande passaparola, segno della presenza di molti rapporti vivaci».
Quali rapporti ci sono tra i commercianti?
«Non molti, purtroppo. Manca un’associazione commercianti. Nelle poche occasioni in cui ci ritrovavamo, non si decideva niente perché non c’era mai nessuno. Nella mia esperienza a Cambiano, ho visto che un’associazione di commercianti è importante».
Un invito ai trofarellesi?
«Bisognerebbe che i trofarellesi vivessero i negozi del paese come si vivono quelli dei luoghi di villeggiatura, dove si entra e si esce senza sentir l’obbligo di comprare. Il mio invito è: entrate e guardate senza problemi, liberamente, senza doveri, anche senza comprare. è importante che si veda che non è vero che a Trofarello non c’è niente, come troppo spesso si sente dire».
Davide Roccati