CENTRO – Ennio Flaiano diceva: “Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo per me è il senso dello scrivere.”
La parola ha un potere straordinario. Me ne sono accorta cimentandomi a scrivere i primi pezzi per “La Città”.
Scrivere, cancellare, riscrivere e così ancora fino ad essere moderatamente soddisfatta di come le mie parole si legavano tra loro a formare un piccolo, modesto e grezzo tentativo di scrittura giornalistica.
Sì perché pur essendo una profana in questo campo, mi è stata immediatamente data la possibilità di far sentire la mia voce.
Sono trofarellese d’adozione e ad essere onesta, non potrei essere più lontana dall’erigermi ad esempio paradigmatico di cittadina partecipe alle iniziative e attività che offre il piccolo paese di provincia cui appartiene.
Sono quasi certa di aver sempre avuto insita in me una sorta di “puzza sotto il naso” di tipica derivazione cittadina che mi ha inevitabilmente reso incapace di calarmi appieno nella vita di paese e di prendere parte alle manifestazioni che questo ha da offrire. Dallo scorso anno però qualcosa è cambiato. Con un, devo ammettere, non trascendentale entusiasmo iniziale, mi sono recata alla presentazione dei corsi organizzati dall’assessorato alla cultura del Comune di Trofarello.
“Insieme per conoscere” è un’iniziativa che aiuta a formare una rete di conoscenza sulle materie più diverse, rete creata dagli abitanti stessi che mettono a disposizione il loro sapere e la loro esperienza a esclusivo beneficio della comunità.
Gesto non di poco conto se si pensa che chi ha reso e rende possibili questi progetti lo fa perché indotto da una passione squisitamente personale.
Il corso di giornalismo ha avuto, a mia opinione, quel quid in più.
Il saper accostare la teoria e la pratica; l’apprendimento finalizzato ad operare sul campo, ad imparare a fiutare la notizia.
Penso di potermi bonariamente definire una scettica pentita. Sì perché al di là del fatto che il corso abbia dato, a chi lo ha frequentato, un’infarinatura generale sulla pratica giornalistica, credo che il successo maggiore che ne è scaturito sia stato quello di collegare tra loro degli individui talentuosi, una vera risorsa in questi tempi di generalizzato pessimismo.
Parlo del talento di chi ci ha messo la faccia in questo progetto, ovvero di Roberto D’Uva e di Roberto Ponte; e parlo dei miei compagni e colleghi, delle vere gemme sia dal lato professionale che da quello umano.
L’esperienza di questo corso ha messo in moto dei progetti e delle idee che fino a ieri erano una sorta di sogno nel cassetto per il Direttore de “La Città” e che da domani invece, col tempo e con pazienza, potrebbero diventare realtà.
E’ un giornale che racconta il suo paese e la cui linfa sono i suoi abitanti. Per questo spero che il corso venga riproposto e che aumenti il numero di adesioni, soprattutto da parte dei giovani.
Auguro sinceramente a “La Città” che la fine del corso segni invece l’inizio della sua crescita, e a me di accompagnarlo lungo questo percorso.